picture by Culpeo-Fox
Alcune supposizioni mi hanno portato a considerare l'uomo come un essere fisicamente naturale, ma convenzionalmente e congetturalmente artificiale.
Mi spiego. L'uomo è un'innegabile entità terrena che ha preso forma grazie ad un'evoluzione naturale che l'ha coinvolto sin dai primordi di tutte le specie. Tutti gli esseri viventi all'inizio erano un'unica particella, dalla cui conformità si sono poi sviluppate sempre più numerose e più distinte categorie di esseri animati. La natura dell'uomo è animale, nulla di fisico ci distingue dalle altre specie: tutti respiriamo, siamo soggetti ai bisogni primari da cui traiamo l'inclinazione spontanea alla sopravvivenza, siamo parte della stessa catena alimentare. Non v'è nulla di gerarchico nella Natura, tutto è funzionale al suo equilibrio.
Eppure l'uomo agisce spesso contro-natura, e lo fa perché pone in primo luogo i propri interessi. "Bisogni non naturali e non necessari" li chiamerebbe Epicuro. Questi ci alienano dalla Natura e ci portano a considerare valori - come il potere, la gloria, le ricchezze - superiori ad ogni altro "desiderio naturale". Il perseguimento delle opere umane che si confanno a tali necessità innaturali spesso si oppongono alle tendenze naturali, di cui noi uomini siamo, parimenti agli animali e ai vegetali, soggetti e agenti.
Pur di accrescere lo sviluppo industriale si abusa di petrolio, pur di prevalere sulle altrui ideologie si commettono assassinii, pur di acquisire controllo sulle masse si ricorre all'inganno. E' chiaro che non è il pensiero in sé a portarci a questa condizione viziosa. Non è il nostro essere pensanti l'avversario della Natura. E' semplicemente la convinzione comune che i bisogni umani siano più importanti rispetto a quelli naturali, spesso dati per scontato. Certo, per molti di noi occidentali è facile riconoscere il reperimento di cibo e benessere come una condizione indispensabile per ritenerci cittadini di questo mondo civilizzato. Ma non è così per l'altra metà di popolazione mondiale. Insomma, dando per scontato la sua condizione naturale, l'uomo ricorre ad altri desideri, creati dalla sua brama di prevalenza sulla sua stessa "semenza" e sull'intero sistema naturale.
Perché riflettere in questo senso? Io penso che il furry costituisca uno spontaneo e necessario richiamo alla mera condizione naturale dell'uomo: quella che ci rende uguale ad ogni altro essere vivente, quella che persegue il piacere scaturito dalla soddisfazione dei "desideri naturali", quella che considera gli ideali di brama e potere assolutamente fuori da questo mondo.
E' così che lo stile di vita (life-style) promosso dal nostro fandom si traduce in una massima bioetica tanto importante come il "vivi secondo natura", e non certamente secondo i vizi plasmati dalle opere umane.
Come si declina per voi lo stile di vita furry? Credete che l'uomo non debba seguire altro che i bisogni naturali per cui è stato generato insieme agli altri esseri animati? Oppure quale può essere l'operato dell'uomo più idoneo alla Natura che ci circonda? Come vivete il vostro rapporto con la Natura?
Per molti profani "vivere come animali" potrebbe avere un significato di regressione ad uno stato esistenziale infimo. Ma è davvero necessario "tornare indietro" per appianare i danni dell'uomo inflitti alla Natura? Oppure si può modificare l'attuale - ancora in corso - processo evolutivo della nostra specie intelligente senza regressioni?
Dovremmo usare più responsabilmente il nostro cervello, visto che lo possediamo e, per questo, porci le più giuste domande.