L'ombra minacciosa del DRAMA

Cari amici pelosi, pennuti e squamosi,

sono certo che abbiate già sentita o vissuta una situazione di drama all’interno del nostro fandom. Perché accade? Ma soprattutto, cosa ne pensano i furries in merito? Sono rimasto colpito da una generale, diffusa, reazione pressappoco unanime in merito al drama.
Mi spiego. Quando una discussione assume una piega esageratamente polemica, in seguito a interventi provocatori o ambigui, il capro espiatorio diviene lo stesso furry fandom. Si accusa, si maledice lo spirito del furry, l’essenza dell’essere furry, come prima causa, come affrettata conclusione, per questo genere di scontri verbali e virtuali. E’ colpa del furry, se c’è il drama. Si pensa sia inevitabile che talvolta questo fenomeno si presenti nel nostro fandom, perché? Perché siamo furry.
Non c’è spiegazione più illogica di quest’ultima.
Riflettete: quando un uomo critica l’umanità, non fa altro che rimandare il suo giudizio a un concetto distante da lui, a un’astrazione che, si presume, includa tutti gli individui simili a lui, ma che, di fatto, nell'individualità stessa, non lo sono per niente. Lo stesso fa il furry quando accusa il fandom. In poche parole, sia l’uomo che l’individuo furry, che ragionano in questi termini, non stanno effettivamente ragionando: fanno semplicemente ciò che riesce loro meglio, ossia allontanare il problema attribuendolo a un’idea astratta e generale, che cessa di riferirsi al particolare, alla reale, fattuale causa del drama, che lo ha interessato in un caso determinato.


Perché, allora, tutto l’onere del drama se lo sorbisce il nostro innocente fandom? Perché non si risale alla fonte diretta del diverbio? Non credo affatto che i furry non sappiano riconoscere chi davvero abbia contribuito a rendere una discussione un’insensata sequela di allusioni offensive o discriminatorie. Quello che fa il furry comune è, in realtà, più accorto. Non espone sulla gogna pubblica il responsabile della degenerazione in atto nella discussione, perché è consapevole che questo comporterebbe l’accanimento mirato su quella persona o, in altri casi, perché sa che rivolgere accuse dirette, potrebbe attirare contro sé altrettante incriminazioni personali. La lamentela si esprime allora al livello dell’impersonale, dell’astratto, del generale.
Soltanto in casi recidivi (e ce ne sono stati ben pochi, nonostante siano i più ricordati per la loro eccezionalità), si giunge all’esclusione, collettivamente concordata o sentita, di un elemento propriamente instabile, dannoso per l’ordine sociale e la pacifica convivenza virtuale.
In questo modo, il drama si dimostra essere, da un lato, uno strumento di catarsi emotiva (si scaricano le tensioni accumulate nel corso di un periodo di stasi), dall’altro, un mezzo di definizione dell’insieme (il singolo individuo prende coscienza della tipologia di persone presenti nel suo stesso fandom e seleziona, sulla base delle sue esperienze di discussione, gli elementi che più lo aggradano; oltretutto, gli individui particolarmente discordanti con la maggior parte della comunità comprendono, più o meno drasticamente, cosa conviene loro fare: se restare o lasciare il fandom). Secondo quest’ultimo punto di vista, il drama, col suo presentarsi inesauribile, si rivela essere necessario, imprescindibile, in quanto elemento di stabilità, di equilibrio, ma soprattutto di cambiamento radicale.


Ricorda abbastanza le teorie epistemologiche del primo Novecento. L’epistemologia è una branca della filosofia, che si occupa di studiare come funzionano le scienze, analizzandone i metodi e la storia. Uno di questi filosofi, Thomas Kuhn, aveva individuato, soprattutto nella storia delle scienze, un fenomeno costante: si succedono ciclicamente due fasi distinte. La prima è quella della scienza normale, in cui tutti i ricercatori sono concordi nell’assumere una determinata teoria come principio sul quale svolgere i loro esperimenti. La seconda è quella della scienza rivoluzionaria, in cui la teoria precedentemente assunta si dimostra essere inadeguata nella risoluzione di determinati problemi, allorché vengono elaborate nuove teorie che, confrontandosi, si contendono il titolo di teoria suprema sulle altre. Quando una di queste prevale, s’inaugura un altro periodo di scienza normale, e così via.

Che utilità esplicativa ha questa parentesi su un mondo complesso come l’epistemologia?
Il periodo di stabilità, in cui i furries condividono pacificamente opinioni e impressioni, si può dire simile a quello della scienza normale kuhniana. Mentre il periodo di conflitto o confronto (spesso si pensa ci sia drama anche quando la discussione si dispiega mediante toni formali - probabilmente a causa di una crescente disabituazione allo scambio di idee) coincide con la fase di scienza rivoluzionaria, in cui i furries ridefiniscono i confini sociali entro i quali coinvolgere, o dai quali escludere, a livello personale (e in casi eccezionali, a livello collettivo, come abbiamo visto) altri membri del fandom.
Teniamo conto, poi, che le idee che si confrontano su una piattaforma virtuale sono puramente verbali. Il che vuol dire che non c’è quella vicinanza, quella espressività tipica del dialogo face to face. Da questo punto di vista, le idee che si confrontano in una discussione virtuale si esprimono nella stessa modalità di un confronto tra menti scientifiche.  I ricercatori che pubblicano saggi non hanno bisogno di rendere “simpatiche” le loro idee, decorando l’esposizione con emoticons o parole affettuose, esse devono valere per quello che significano, soltanto. Il furry, che discute in merito a qualsiasi argomento sulla rete, non può impedire l’interpretazione del suo pensiero ad opera di altri. E, poiché è disgraziatamente alto il tasso di analfabeti funzionali, cioè persone incapaci di attuare un’analisi oggettiva del testo, il fraintendimento è all’ordine del giorno. Inoltre, siccome si pretende di comunicare emozioni attraverso una piattaforma sterile, che non ha in sé ciò di cui l’uomo ha davvero bisogno quando si rapporta agli altri, cioè di quella sincerità che si esprime attraverso il linguaggio non-verbale, gestuale, espressivo, è inevitabile che la discussione spesso acquisisca il carattere serioso di un confronto tra opinioni parascientifiche.


Insomma, il drama si rivela essere necessario anche a causa delle caratteristiche proprie del mezzo di comunicazione tramite cui si propaga. Ciò è comprovato, soprattutto, dal fatto che il drama si presenta soltanto in contesti virtuali, mentre, ai raduni o alle conventions, simili diverbi non avvengono. Un caso?
Chi ha esperienza diretta dell’essere furry, cioè colui che partecipa alla vera vita sociale del fandom, sa quanta differenza c’è tra i due ambienti e percepisce anche: che quell’atmosfera oscura, chiamata drama, che pare avvolgere crudelmente il nostro fandom, sia in realtà un’illusione, quanto la nostra pretesa di riuscire a conoscere gli altri attraverso lo scambio telematico di informazioni; e che sia una giustificazione fallace quanto lo è l’accusa al fandom di essere il naturale portatore di disordine, che frequentemente osserviamo sul nostro schermo.

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